Ittiologia

Posted: by BASS STRIKE Spinning Club Valdarno in



Centrarchidi

a cura del Dott. Stefano Porcellotti - Ittiologo - http://www.ittiofauna.org/

Etimologia - Greco, kentron = aculeo, pungiglione + Greco, archos = ano. per la presenza di raggi spiniformi sulla parte anteriore della pinna anale.

Perciformi dal corpo robusto, con dorso alto e squame ctenoidi nella grande maggioranza delle specie. Bocca in posizione terminale. Premascellari protrattili. Mascellari con o senza osso supplementare. Denti villiformi, disposti in più serie sulle mascelle, sul vomere, spesso presenti sui palatini, raramente sulla lingua. Opercolo provvisto di due spine, o prolungato in un lobo di colore scuro. Membrane branchiostege non collegate all'istmo e formate da 6 - 7 raggi. Presenza di appendici piloriche nello stomaco. Da 28 a 35 vertebre. Una sola pinna dorsale, con la parte anteriore, composta di raggi spiniformi, più bassa della posteriore formata da raggi molli. Pinna anale provvista di 3 - 8 raggi spiniformi.

Famiglia

Centrarchidae

Genere

Ambloplites

Lepomis

Micropterus


Specie

Ambloplites rupestris

Lepomis auritus

Lepomis cyanellus

Lepomis gibbosus

Micropterus dolomieu

Micropterus salmoides

I pesci di questa famiglia sono carnivori, spesso con tendenze spiccatamente ittiofaghe. Le specie più grandi predano anche piccoli vertebrati come ratti, anfibi e piccoli di anatre, occasionalmente anche neonati di alligatore e serpenti. Tutte le specie svolgono cure parentali. Le uova vengono deposte in un nido allestito dal maschio scavando avvallamenti nel substrato. Solitamente soltanto il maschio accudisce la prole, soltanto in pochi casi le cure sono biparentali.

L'area di origine dei Centrarchidi è probabilmente rappresentata dal bacino del fiume Mississippi. Resti fossili attribuibili a questa famiglia sono stati rinvenuti in depositi del Cenozoico (Eocene inferiore). Tutte le specie sono originarie dell'america del nord, dove sono diffuse in fiumi, laghi ed aree paludose. I Centrachidi comprendono 8 generi suddivisi in circa 27 specie.

Molte specie della famiglia sono apprezzati in acquaristica, grazie ai colori vivaci delle loro livree ed alla reletiva facilità di allevamento. Altre specie sono considerate ottime prede dai pescatori sportivi, specialmente dai praticanti della disciplina "spinning". Quasi tutte le specie sono considerate ottime dal punto di vista alimentare. Questa popolarità ha favorito la diffusione della famiglia tramite l'introduzione, da parte dell'uomo, di specie in ambienti fuori dall'area di distribuzione originaria. In Europa sono stati introdotti, con acclimatazione, tre generi, rappresentati da sei specie.

Il persico trota o boccalone,


Micropterus salmoides (Lacepède, 1802)


Nomi dialettali italiani - Emilia Romagna - Persec trota, Branzen, Branzin, Bucaza, Persic trota, Branzein, Trota, Trota persich, Bocalon. Liguria - Persic trota. Lombardia - Pes persic truta, Branzin, Bucalon, Buccalon, Trevis, Trevir, Pes vert, Trevisan, Bransegn, Bucalun, American, Bransin. Piemonte - Persic trota Persì trota. Veneto - Branzin.



Nomi comuni esteri - Spagnolo - Huro, Lobina negra, Perca americana. Portoghese - Achiga, Achigã. Francese - Black bass, Black-bass à grande bouche, Perche truite, Perche d'Amérique, Achigan à grande bouche, Achigan, Perche noire. Inglese - Black bass, Bass, Largemouth bass, American black bass. Tedesco - Forellenbarsch, Amerikanischer schwarzbarsch, Großmäuliger schwarzbarsch. Olandese - Forelbaars, Zwarte baars. Danese - Stormundet black bass, Stormundet ørredaborre, Ørredaborre. Svedese - Öringabborre, Öringsaborre. Norvegese - Lakseabbor. Finnico - Isobassi. Polacco - Bass wielkgebowy, Bass wielkogebowy. Russo - Bol'sherotyi chernyi okun', Bolsherotnyi amerikanskii tscherny okun. Repubblica Ceca - Okounek pstruhový, Ostracka. Repubblica Slovacca - Ostracka lososovitá. Ungheria - Fekete sügér. Rumeno - Biban cu gura mare Romania Rumanian. Giapponese - Buraku basu, Okuchibasu. Cinese - Tam suy lo ue. Persiano - Bas Dehanbozorg, Khorshid Mahi Baleh Kuchak.

Fonti bibliografiche principali - Porcellotti, S., 2005. Pesci d'Italia, ittiofauna delle acque dolci. Casa Editrice Plan, Firenze. Pagina 112.

Page, L.M. and B.M. Burr, 1991. A field guide to freshwater fishes of North America north of Mexico.. Houghton Mifflin Company, Boston. 432 p. Page: 263, 402

Distribuzione europea di Micropterus salmoides


Specie originaria del Nord America: Bacini del San Lorenzo, Grandi Laghi, Baia di Hudson (Fiume Rosso), fiume Mississippi; bacini afferenti all'Oceano Atlantico dalla Nord Carolina alla Florida ed al nord del Messico. La specie è stata largamente introdotta per scopi alieutici ed adesso è praticamente cosmopolita. In Italia il persico trota è stato introdotto in buona parte delle acque lacustri ed in gran parte dei fiumi di pianura, dove ha trovato un ambiente favorevole alla sua acclimatazione.

Caratteri meristici - Squame sulla linea laterale: 63 - 69. Squame sopra la linea laterale: 7 - 9. Squame sotto la linea laterale. 13 - 16. Vertebre: 30 - 32. Pinna dorsale: X; 11 - 14. Pinna anale: III; 10 - 12. Pinne pettorali: 13 - 15. Pinne ventrali: I; 5 - 13. Numero cromosomico: 2n = 46.

Descrizione - Specie dal corpo affusolato, compatto, leggermente compresso ai lati e coperto da piccole squame ctenoidi. Bocca, molto grande, in posizione terminale, dotata di numerosi denti, piccoli e disposti in più serie su mascelle, vomere e palatini. La mascella inferiore, più lunga della superiore, raggiunge o supera il margine posteriore dell'occhio. Preopercolo con bordo liscio. Pinna dorsale con la sezione sorretta da raggi spiniformi più bassa della parte a raggi molli. La pinna caudale omocerca, ampia e robusta, con i due lobi arrotondati. La livrea varia a seconda dell'ambiente e dello stato fisiologico dell’animale. Verde o verde brunastra sul dorso, più chiara sui fianchi fino a diventare bianca o bianco sporco tendente al giallo, sul ventre. Sui fianchi sono presenti riflessi argentei ed una banda laterale scura, più sbiadita negli individui vecchi. In alcuni casi la fascia può frammentarsi formando una serie di macchie irregolari. Ai lati della testa sono osservabili tre bande scure, estese dagli occhi fino a raggiungere gli opercoli. Le pinne, chiare e semitrasparenti, variano il loro colore dal bruno al giallo, fino al grigio. Le pinne dorsali hanno lo stesso colore del dorso.

Dimorfismo sessuale - Non si osserva dimorfismo sessuale.

Habitat e abitudini - Specie tipica di acque ferme o a lento corso. Colonizza laghi, fiumi, stagni e canali. Sopravvive bene anche in fiumi a corrente più forte, ma si posiziona fuori dal flusso principale della corrente, cercando le zone più riparate, dove trova alberi sommersi o radici lambite dall'acqua. Nei laghi e negli stagni predilige i bordi dei canneti e i pontili. Il persico trota, fortemente condizionato dalla temperatura dell’acqua, trascorre i mesi freddi invernali in acque profonde in latenza, mentre all’inizio della primavera si sposta in prossimità delle rive. Nei mesi più caldi, fino alla fine dell’estate, staziona sotto il pelo dell’acqua, in bassi fondali, in vicinanza di canneti e di ostacoli sommersi, predando qualsiasi cosa che cada in acqua.

Migrazioni stagionali di M. salmoides


Alimentazione - Gli esemplari giovani si cibano principalmente d’invertebrati, nella loro dieta sono compresi anche crostacei anfipodi, cladoceri e copepodi, larve, dafnie, ecc. Gli adulti ed i subadulti catturano pesci, anfibi, serpenti acquatici, arvicole, ratti, crostacei ed altri invertebrati. L'attività alimentare raggiunge l’intensità massima in estate per ridursi al minimo nei mesi invernali. L’immissione del persico trota in molti laghetti collinari, negli stagni e nei canali, ha causato l’alterazione dei loro ecosistemi, riducendo la popolazione di rane, salamandre (salamandra gialla e nera) e tritoni (tritone crestato, tritone comune).

Riproduzione - Il periodo riproduttivo si estende da marzo a luglio. La frega si svolge in acque basse, non più profonde di 100 - 120 cm, con una temperatura dell’acqua compresa tra i 16 ed i 20°C. Il maschio, territoriale, una volta individuata un’area del fondale adatta, la ripulisce dalle alghe e dai detriti, vi scava una depressione e la difende da tutti i potenziali rivali. In questo nido la femmina depone le uova, che sono di colore giallo chiaro e hanno il diametro di 1,5 - 1,7 mm. Il numero di uova che ogni femmina può emettere varia, secondo il peso corporeo, da un migliaio fino a più di diecimila. Le uova aderiscono al substrato e il maschio le sorveglia fino alla schiusa, che si verifica in un periodo di 2-5 giorni. Le cure parentali del maschio si estendono anche agli avannotti, fino al loro definitivo abbandono del nido.



Accrescimento e resilienza - Tempo minimo di raddoppiamento della popolazione 4.5 - 14 anni (K = 0.06 - 0.14; tm = 3 - 5; tmax = 11; Fec = 2.000). Da uno studio condotto sulle popolazioni dei fiumi Po, Sesia e Ticino, si sono osservati periodi di crescita distinti: una fase a crescita lenta, corrispondente alla ripresa primaverile; una fase a crescita veloce, da giugno a settembre, in corrispondenza delle temperature dell'acqua più elevate; una fase a crescita scarsa corrispondente al rallentamento metabolico autunnale; una fase a crescita quasi nulla durante il periodo di latenza invernale (Alessio, 1983). Il persico trota raggiunge la maturità sessuale tra i due e i quattro anni. Nelle nostre acque il persico trota supera, solo raramente, i 60 cm ed il peso di 3 - 4 kg.

Predatori, parassiti e malattie - I principali predatori sono grandi pesci predatori, uccelli e rettili ittiofagi. In Florida la specie può essere vittima di alligatori e di tartarughe d'acqua.

Protezione - Nessuna. In Europa la specie dovrebbe essere considerata nociva. Il persico trota non è incluso nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) delle specie in pericolo.

Per ulteriori informazioni bibliografiche:

Pur non presente in Italia ma nei sogni di tutti i Bass-Anglers è opportuno parlarne…


Il boccalino

Micropterus dolomieu Lacepède 1802



Caratteri meristici - Squame sulla linea laterale: 71 - 78. Squame sopra la linea laterale: 11 - 13. Squame sotto la linea laterale. 19 - 23. Pinna dorsale: IV - VI; 13 - 14. Pinna anale: III; 11. Pinne pettorali: 16 - 18. Numero cromosomico: 2n = 46.

Descrizione - Corpo afllungato, compatto, leggermente compresso ai lati e coperto da piccole squame ctenoidi. Bocca, grande ma lievemente più piccola di quella di M. salmoides, in posizione terminale. Numerosi denti, piccoli e disposti in più serie su mascelle, vomere e palatini. Mascella inferiore più lunga della superiore, raggiunge il centro del diametro dell'occhio. Preopercolo con bordo liscio. Pinna dorsale con la sezione sorretta da raggi spiniformi più bassa della parte a raggi molli. Pinna caudale omocerca, ampia e robusta, con lobi arrotondati. La livrea varia a seconda dell'ambiente e dello stato fisiologico dell’animale. Verde o verde brunastra con riflessi bronzei sul dorso, più chiara sui fianchi fino a diventare bianca o bianco sporco tendente al giallo, sul ventre. Sui fianchi sono presenti riflessi argentei e varie bande verticali scure. In alcuni casi le fasce sono intervallate da macchie irregolari. Le pinne, chiare e semitrasparenti, variano il loro colore dal bruno al giallo, fino al grigio. Le pinne dorsali hanno lo stesso colore del dorso.

Dimorfismo sessuale - Non si osserva dimorfismo sessuale.

Habitat e abitudini - M. dolomieu meno legato alle acque ferme, tende a preferire fiumi e torrenti a corrente forte o moderata, dove si posiziona fuori dal flusso principale della corrente, cercando le zone più riparate, dove trova alberi sommersi o radici lambite dall'acqua. Sopporta meglio di M. salmoides le acque fredde, ma sopporta anche temperature relativamente elevate. Trascorre i mesi freddi invernali in acque profonde in latenza, mentre all’inizio della primavera si sposta in prossimità delle rive. Nei mesi più caldi, fino alla fine dell’estate, staziona sotto il pelo dell’acqua, in bassi fondali, in vicinanza di canneti e di ostacoli sommersi.

Alimentazione - Gli esemplari giovani si cibano principalmente d’invertebrati, nella loro dieta sono compresi anche crostacei anfipodi, cladoceri e copepodi, larve, dafnie, ecc. Gli adulti ed i subadulti catturano pesci, anfibi, piccoli serpenti acquatici, arvicole, ratti, crostacei ed altri invertebrati. L'attività alimentare raggiunge l’intensità massima in estate per ridursi al minimo nei mesi invernali.

Riproduzione - Il periodo riproduttivo va da marzo a luglio. La frega si svolge in acque basse, con fondale sabbioso o ghiaioso, con una temperatura dell’acqua compresa tra i 16 ed i 20°C. Il maschio è territoriale, scava una depressione sul fondale e la difende da tutti i potenziali rivali. In questo nido la femmina depone le uova, che aderiscono al substrato. Il numero di uova che ogni femmina può emettere varia, secondo il peso corporeo. Il maschio le sorveglia fino alla schiusa, che si verifica dopo circa una settimana. Le cure parentali del maschio si estendono anche agli avannotti, fino al loro definitivo abbandono del nido.

Accrescimento e resilienza - Tempo minimo di raddoppiamento della popolazione 4.5 - 14 anni (K = 0.10 - 0.28; tm = 3 - 6; tmax = 14; Fecondità = 5.000). Raggiunge la maturità sessuale tra i due e i tre anni. La specie raggiunge una lunghezza massima di 70 cm ed un peso di circa 5.500 gr. Età massima osservata: 26 anni.

Predatori, parassiti e malattie - I principali predatori sono grandi pesci predatori, uccelli e rettili ittiofagi.

Status della specie - La specie appare in espansione, grazie alle numerose immissioni effettuate a scopi alieutici.

Protezione - Nessuna. In Europa la specie dovrebbe essere considerata nociva. Il boccalino non è incluso nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) delle specie in pericolo.


Il Luccio

Gli Esocidi

a cura del Dott. Stefano Porcellotti - Ittiologo - http://www.ittiofauna.org

Etimologia - Dal greco, isox ed anche correlata con il celtico root, eog, ehawc = salmoneEsociformi con margine orale superiore formato dai premascellari, non protrattili e distanziati tra loro lungo la linea mediana, e dai mascellari, sprovvisti di denti. Caratterizzati da cranio senza orbitosfenoide e mesetmoidi. Spazio preorbitale lungo ed appiattito in senso dorso ventrale. Bocca molto grande e mandibola prominente. Sui premascellari, sul vomere, sui palatini e sulla mandibola, sono presenti numerosi denti grandi, robusti ed acuminati. Piccoli denti appuntiti sulla lingua. Membrane branchiostege non saldate all'istmo. Branchiospine ridotte. Presenza di pori sottomandibolari. Mesocoracoide assente. Corpo fusiforme ed allungato, con pinna dorsale spostata molto indietro, in posizione opposta alla pinna anale, Coda nettamente biloba, Squame cicloidi, piccole. Vescica natatoria dotata di dotto pneumatico, Ovidutti presenti.

Famiglia Esocidae

Genere Esox

Specie Esox lucius

I pesci di questa famiglia sono facilmente identificabili per il muso slanciato ed appiattito, che forma una sorta di becco d'anatra. La forma e le proporzioni del corpo evidenziano la specializzazione da predatore, tipica di questi pesci che, pur essendo ittiofagi, catturano anche anfibi, piccoli uccelli e mammiferi, e vengono così a trovarsi al culmine di qualsiasi catena alimentare acquatica.Il gruppo ha distribuzione olartica. Sono stati rinvenuti fossili in depositi risalenti al Cretaceo superiore.Gli Esocidi sono rappresentati da un solo genere, Esox, formato da cinque specie d'acqua dolce, molto simili morfologicamente. Una sola specie fa parte della fauna europeaTutte le specie sono economicamente importanti. Sono oggetto di pesca professionale e sportiva. Per garantirne la costante fruizione, sono state sviluppate particolari tecniche di pescicoltura, in grado di produrre grandi quantità di avannotti da ripopolamento. La popolarità di questi pesci ne ha determinato l'introduzione in molti paesi, nei quali hanno spesso causato danni ecologici a carico dell'ittiofauna autoctona.

Esox lucius Linnaeus, 1758



Nomi dialettali italiani - Veneto tridentino - Luz, Luss, Luzza. Venezia Giulia - Liuzz, Luzz. Veneto - Luz, Luzzo. Piemonte - Luss, Luz. Lombardia - Lusc, Luz, Loess, Cavigieu. Toscana - Luccio. Calabria - Luzzu, Luzzato. Sicilia - Adduzza de Sciummi, Luzzuo.Nomi comuni esteri - Francese - Brochet, Grand brochet, Brouchet, Brouché, Brouchetta, Bec de canard France, Lanceron, Beked, Poignard, Sifflet. Spagnolo - Lucio. Portoghese - Lúcio. Greco - Toúrna. Inglese - Pike, Northern pike, Common pike, Pickerel. Gaelico - Lius. Gallese - Penhwyad. Tedesco - Hecht, Hechten, Heekt, Heichit, Europäischer hecht, Scheckhecht, Höcht, Hengste, Bunthecht, Flußhecht, Grashecht, Schnock, Schnöck, Schnuck. Olandese - Snoek. Danese - Gedde. Norvegese - Gjedde. Svedese - Gädda. Finnico - Hauki. Islandese - Gedda. Russo - Shchuka, Obyknovennaya schuka, Shtschuka. Polacco - Szczupak. Repubblica Ceca - Štika obecná. Repubblica Slovacca - Stuka obycajná. Magiaro - Csuka. Rumeno - Stiuca, Ştiucă, Marlita. Bulgaro - Shtuka. Sloveno - Scuka. Turco - Turna baligi. Persiano - Shook Chehkhab, Ordak Mahi, Ordakmahi. Giapponese - Kawakamasu. Dialetto Cree (Canada) - Cinosa, Cinoseo, Cinusèw. Dialetto Inuktitut (Canada) - Hiulik, Idlûlukak, Ihok, Kikiyuk, Kiqyôq. Dialetto Alutiiq (Alaska) - Qalru.

Distribuzione originaria di Esox lucius


Caratteri meristici - Squame sulla linea laterale: 120 - 130. Squame con pori: 55 - 65. Squame sopra la linea laterale: 12 - 14. Squame sotto la linea laterale: 14 - 17. Vertebre: 57 - 65. Pinna dorsale: VI - VIII; 17 - 25. Pinna anale: IV - VII; 10 - 22. Pinne pettorali: I; 14 - 17. Pinne ventrali: I; 9 - 11. Numero cromosomico: 2n = 50.

Descrizione - Corpo allungato e compresso, con altezza massima 1/5 - 1/6 della lunghezza standard, nella quale le testa è compresa circa 3.5 volte. Muso appiattito e affusolato, complessivamente simile al becco di un'anatra. Bocca molto ampia con mandibola prominente. Denti, robusti ed acuminati, presenti su mascella, mandibola, palatino e lingua. Guance coperte di squame. Pinna dorsale inserita nella parte posteriore del corpo, sopra la corrispondenza con la pinna anale. Pinne pettorali e ventrali relativamente piccole. Squame piccole e cicloidi. Linea laterale in posizione mediana. Livrea di fondo a tinta variabile, a seconda dell'ambiente, delle stagioni e dell'età degli esemplari. Generalmente verdastra, bruna o grigia, più scura sul dorso, più chiara sui fianchi e biancastra sul ventre. Sul dorso e sui fianchi sono presenti evidenti macchie, zebrature o marezzature bianco argentate o dorate. Le pinne possono assumere colorazione da rossa a grigiastra e sono ornate da macchie scure.

Dimorfismo sessuale - Non si osserva dimorfismo sessuale ma esistono sensibili differenze di taglia tra i sessi in età equivalente: le femmine sono più grandi.Habitat e abitudini - La specie ha il suo habitat preferito nelle acque di pianura, ferme o a corrente moderata, con fondale sabbioso o fangoso e ricche di vegetazione. Tende ad evitare acque eccessivamente torbide. In alcuni grandi fiumi il luccio si spinge fino alla zona del barbo. Vive anche in acque salmastre, con percentuale di salinità non superiore al 7-10% circa. Il luccio è sedentario e territoriale, solamente durante la stagione di frega si sposta per cercare i luoghi adatti alla riproduzione. Questo pesce conduce vita solitaria è un predatore attivissimo, eclettico e veloce. Resta immobile, nascosto tra la vegetazione o al riparo di qualche ostacolo sommerso, attendendo che la preda giunga nel suo raggio d’azione per assalirla con scatto fulmineo

Alimentazione - Gli avannotti si nutrono di zooplancton e d’invertebrati di fondo, ma la tendenza ittiofaga si manifesta precocemente: a 4 - 5 cm di lunghezza iniziano a predare altri avannotti, compresi quelli della propria specie. La dieta del luccio adulto è formata principalmente da pesci, crostacei isopodi e anfipodi e da altri invertebrati. Gli esemplari di maggiori dimensioni predano spesso anfibi, serpenti d’acqua, piccoli mammiferi ed uccelli acquatici.

Riproduzione - Nell'Europa meridionale i maschi raggiungono la maturità sessuale a 2 - 3 anni, mentre le femmine a 3 - 4. La frega si svolge da febbraio a maggio su fondali bassi e ricchi di vegetazione. Le uova, giallo ambrate, del diametro di 2,5 - 3 mm e in numero da 15.000 a 20.000 per ogni chilogrammo di peso della femmina, aderiscono alle piante acquatiche. Le larve, schiudono dopo 3 - 15 giorni, sono lunghe 6,5 - 9 mm, si attaccano alle piante fino al riassorbimento del sacco vitellino per poi iniziare a cibarsi autonomamente. Gli avannotti sono molto voraci, predano attivamente anche altri piccoli pesci, non esclusi membri della propria specie. La crescita è rapida, strettamente correlata alla relativa facilità di nutrizione.

Accrescimento - Tempo minimo di raddoppiamento della popolazione, basso: 4.5 - 14 anni (K = 0.12 - 0.23; tm = 1 - 4; tmax = 30; Fecondità = 2.000 - 600. 000). Crescita variabile in funzione delle condizioni trofiche. in genere gli esemplari misurano in lunghezza totale 15 - 20 cm e pesano circa 40 - 80 gr al primo anno, 35 - 45 cm e 350 - 800 gr al terzo, 50 - 60 cm e 1 - 2 kg al quinto, 65 - 75 e 2.5 4 kg cm all'ottavo. La relazione tra lunghezza alla furca (LF, in cm) e peso (P, in gr) dei lucci della Lomellina (Alessio,1975b) è:P = 8 x 10-4LF3.59Il luccio è un pesce di grande taglia, la lunghezza massima dei maschi è di circa 90 cm, mentre le femmine raggiungono i 150 cm ed il peso di 27 kg. La durata media della vita del luccio è di 20-30 anni, sono state però osservate età molto superiori.

Predatori, parassiti e malattie - la specie è sensibile a malattie virali come le epidemie causate da Rhabdovirus. Viene parassitata da vermi trematodi e cestodi, da crostacei e protozoi. Gli esemplari giovani possono essere predati da altri pesci ittiofagi, compresi gli adulti della propria specie. Anche gli uccelli acquatici come aironi, cormorani e nitticore, si cibano di giovani lucci. Dove è presente, come nel Parco Nazionale della Dognana in Spagna, gli esemplari anche di discrete dimensioni rientrano nella dieta della lontra europea (Lutra lutra).

Status della specie - La specie è ampiamente diffusa ma si registra una contrazione sul numero d'individui che costituiscono le singole popolazioni. Oltre che alla pressione di pesca, questa riduzione deve essere messa in relazione con la scomparsa di aree vegetate (cannicci, campi esondati) dovuta a opere di bonifica e canalizzazione, di cementificazione delle rive ed eliminazione delle lanche. In mancanza di tali zone i lucci sono impossibilitati a riprodursi. Anche l'inquinamento derivante da materiale organico e pesticidi contribuisce al calo numerico della specie.

Protezione - In quasi tutti i paesi europei esistono misure di protezione come misure minime e periodi di divieto di pesca. In Spagna la specie è alloctona ed ha avuto un pesante impatto ecologico sulla popolazione ittica locale, in questo paese la specie è da ritenersi nociva. il luccio non è incluso nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) delle specie in pericolo.

La trota

La trota iridea o arcobaleno
Oncorhynchus mykiss Walbaum, 1792



a cura del Dott. Stefano Porcellotti - www.Ittiofauna.org

Descrizione - La trota iridea ha corpo fusiforme, slanciato, leggermente compresso e di altezza compresa circa 5 volte nella lunghezza totale. Il peduncolo caudale è robusto e la coda è leggermente forcuta, ha lobi molto marcati e margine posteriore lievemente concavo. La testa è conica, la sua lunghezza è compresa circa 5 volte nella lunghezza totale, con muso ottuso. La bocca è ben sviluppata, ha posizione terminale ed è leggermente obliqua verso l'alto. Il mascellare si estende indietro fino a raggiungere il margine posteriore dell'occhio o poco più. La livrea della trota iridea è punteggiata fin sulla coda di macchioline nere, ha riflessi multicolori con predominio di verde, viola, azzurro. Dall'opercolo al peduncolo caudale si osserva una fascia più o meno alta, estesa, di tonalità rosata o purpurea, che diviene più intensa durante il periodo riproduttivo. Sulla linea laterale si contano da 135 a 150 squame, più fini di quelle della fario. L'intensità della livrea può cambiare in relazione all’ambiente ed allo stato fisiologico del soggetto. La trota iridea è un pesce di taglia medio grande, nel suo ambiente d’origine sono state osservate lunghezze di oltre 1 m e pesi fino a 20 kg. In Italia non sembra superare 50 cm di lunghezza totale.

Habitat - La trota iridea è un salmonide d’origine nord americana, importato in Italia verso il 1880. In Italia ed in Europa vive in acque ossigenate e limpide. La trota iridea resiste a temperature fino a 20 °C, dimostrandosi in grado di adattarsi in molte zone meglio della fario. Nei torrenti alpini raggiunge quote inferiori a quelle della trota fario e tende a discendere verso valle. Vive bene nei grandi fiumi montani e di pianura che abbiano acque correnti e pure. La trota iridea si adatta bene nei laghi di pianura e nei grandi laghi. Questa trota trova condizioni possibili anche in fiumi non perfettamente limpidi ma con acque pure. La resistenza di questo salmonide ai bassi tenori d’ossigeno è notevole, è stata trovata infatti anche in compagnia delle carpe come un comune ciprinide. In America la forma Steel-head vive per alcuni anni in ambiente marino prima di ritornare in acque dolci per la riproduzione.

Alimentazione e abitudini - Nel comportamento la trota iridea si differenzia dalla fario per la scelta di habitat, per l’atteggiamento meno sospettoso. Si getta con maggiore decisione sulle esche, sia naturali che artificiali, e si sposta con maggiore facilità dal suo rifugio per andare a caccia. La dieta della trota iridea si compone principalmente di organismi bentonici, con una minore tendenza, rispetto alla fario, a catturare insetti alati e pesci. Insetti, larve e vermi costituiscono, come per la trota fario, le sue principali fonti d'alimentazione. Si nutre anche di uova di pesci, di avannotti. In allevamento si adatta a di carne di salmone, paste artificiali, mangimi stabilizzati ed avanzi dei mattatoi.

Riproduzione - La maturità sessuale viene raggiunta in 2-3 anni. Nel nord America dove è originaria la trota iridea si riproduce generalmente in primavera. In ogni caso l'epoca della maturazione dei gameti può oscillare, nei diversi ceppi, tra ottobre e maggio. In Europa ed in Italia, in ambiente libero, si comporta come la trota fario, ma raramente le freghe hanno buon esito. In Italia sono stati provati casi di riproduzione in acque libere soltanto in alcuni fiumi del nord est. Il periodo riproduttivo è quasi identico a quello della fario, da dicembre a marzo ma, in particolari condizioni climatiche, può protrarsi fino ad aprile. Ogni femmina emette circa da 1.600 a 2.000 uova per chilogrammo di peso. Le uova sono di colore variabile dal rosa salmone all'arancione, hanno un diametro di circa 3-5 mm, ed hanno un periodo di incubazione che varia, secondo la temperatura dell'acqua, da circa trenta giorni fino quasi a sessanta. Gli avannotti crescono velocemente e, in ambiente naturale, sono presto in grado di alimentarsi indipendentemente.

Distribuzione - In Italia la specie è alloctona. Originaria del versante pacifico del Nord America è stata introdotta in quasi tutto il mondo. In Italia è stata introdotta in tutta la penisola.


La trota fario o di torrente
Salmo trutta morpha fario Linnaeus, 1785


Descrizione - La trota fario ha corpo fusiforme, slanciato ed agile. La testa è forte e piuttosto tozza, occupa circa 1/5 della lunghezza totale del corpo. La bocca è larga e provvista di numerosi denti. La coda è omocerca con bordo posteriore diritto. Sulla linea laterale si contano da 110 a 125 squame. Il colore di fondo della livrea è variabile secondo l'ambiente: dorso verde scuro nei torrenti di montagna che diviene,quasi grigio verso la foce degli stessi; nei fiumi è generalmente grigio pallido con riflessi giallognoli, ma può essere anche di color bruno violaceo sul dorso e argenteo sul ventre. La parte superiore del corpo ed i fianchi presentano numerose macchie nere. Sui fianchi la trota è punteggiata da piccole macchie rosse e nere circondate da un piccolo alone che può essere giallo o biancastro, ma vi sono esemplari che portano intorno alla macchia aloni blu o rosa. Talvolta negli esemplari più vecchi scompaiono. La taglia della trota è strettamente legata all’ambiente, nei torrenti più piccoli e nei laghi ad altezza elevata supera di rado i 25 cm, ma nei fiumi di montagna e in quelli del piano può toccare i 70-90 cm, con pesi oscillanti dai 400 gr. fino a 6-7 chilogrammi.

Habitat - La trota fario è diffusa in Italia e in gran parte dell'emisfero boreale. Ama le acque fredde, limpide ed molto ossigenate dei torrenti montani, dei laghetti alimentati da torrenti. Si incontra in montagna fino all'altezza di circa 2500 metri sul livello del mare. La trota fario vive in acque con temperatura non superiore a circa 18-20 °C, in grado di fornire una disponibilità d’ossigeno sufficiente alle sue elevate necessità respiratorie; in ambienti bene ossigenati può tollerare anche situazioni di lieve inquinamento organico.

Alimentazione e abitudini - La trota fario ha un'attività prevalentemente notturna riguardo agli spostamenti mentre, durante il giorno, si nasconde ponendosi in agguato col muso alla corrente in costante aspettativa di cibo. Si nasconde nelle curve delle rive, dietro i sassi che frangono la corrente o dietro tronchi caduti, nelle buche dove si creano i rigiri, tra le radici sommerse, a valle delle cascate, nelle fossette sul fondale in zone a corrente non elevata. Si trattiene anche nelle acque a corrente moderata dove si formano larghi spiazzi, ma sempre al riparo d’ogni ostacolo naturale che crei zone d'ombra. Nel laghi frequenta le zone rocciose dove si aprono cavità naturali e sosta anche in vicinanza di gruppi di vegetazione, senza infrascarsi. La sua rilevante velocità di scatto intorno ai 40 km/h, le consente di abboccare anche prede veloci sul filo della corrente. La trota fario ha una dieta tipicamente carnivora, si ciba di tutto ciò che l'ambiente offre naturalmente. Le prede più frequenti sono gli stadi larvali e adulti di insetti, tra cui ditteri, efemerotteri, tricotteri e plecotteri, seguite da crostacei, anellidi, gasteropodi ecc.; tra gli insetti senza fase larvale acquatica sono più frequenti gli imenotteri e i coleotteri. Le trote di maggiore taglia possono predare altri pesci, soprattutto scazzoni, sanguinerole, e vaironi, ed anche qualche anfibio. Aumentando di taglia la trota diventa sempre meno gregaria, spesso i grossi esemplari divengono cannibali riuscendo a spopolare tratti di torrente o di fiume. Mangia sia a fondo che in superficie, secondo le ore del giorno e secondo il tipo di cibo che ha a disposizione. Se la trota si ciba di crostacei, le sue carni divengono rosee e delicatissime, in questo caso si dice comunemente che la trota è salmonata.

Riproduzione - La trota fario raggiunge la maturità sessuale a 2-3 anni. Il periodo riproduttivo si estende da ottobre a febbraio, talvolta giunge fino a marzo. Durante il periodo riproduttivo, le trote risalgono dai luoghi di dove vivono abitualmente verso i tratti di corso d'acqua situati più a monte. La frega si svolge ad una temperatura compresa tra circa i 5 ed i 10 °C. I letti di frega sono situati su fondali bassi, ghiaiosi, riparati in modo che la corrente non porti via le uova. La deposizione delle uova si svolge in più riprese. La femmina scava fossetta nella zona prescelta, quindi si pone sul fondo ed emette le uova mentre il maschio le feconda, in seguito vengono ricoperte di ghiaia dalla femmina. Ogni femmina depone da 1.000 a 2.000 uova per kg di peso. Le uova sono di circa 5 mm di diametro e di colore aranciato o giallastro. Il periodo di incubazione e compreso tra i 5 giorni fino ad oltre due mesi, secondo la temperatura dell'acqua. Gli avannotti restano sepolti nella ghiaia fino al riassorbimento del sacco vitellino, quindi emergono e cominciano a cibarsi. Esistono ibridi con la trota iridea, la trota marmorata, il salmone, il salmerino di fontana.

Distribuzione - In Italia la specie è autoctona. Presente in Italia sin dalla fine del Quaternario, è diffusa in tutta la penisola. E’ diffusa in quasi tutto l’emisfero boreale ed è stata introdotta in quasi tutto il mondo.


La trota macrostigma
Salmo cettii Rafinesque & Schmaltz, 1810

Note sul nome scientifico - Nel nostro lavoro abbiamo mantenuto il nome comune di trota macrostigma alle popolazioni italiane perché di uso comune nel nostro paese, ma non ne approviamo l'uso in letteratura scientifica. Il nome latino originario delle popolazioni sicule, sarde, corse e del versante tirrenico italiano è Salmo cettii mentre Salmo macrostigma è il nome riferito alle popolazioni algerine studiate da Duméril nel 1855. Per questo solo la trota dell'Africa settentrionale sarebbe la vera macrostigma.

Descrizione - La trota macrostigma ha corpo fusiforme, con bocca in posizione mediana che presenta mascella superiore estesa fino al bordo posteriore dell'occhio. La pinna caudale è biloba. Tutto il corpo è ricoperto da piccole squame. La linea laterale è in posizione mediana. La trota macrostigma è molto simile alla trota fario, tanto che molti ricercatori la ritengono una varietà di questa. Differisce dalla trota fario per la presenza di macchie “parr” anche in età matura, con quelle anteriori talvolta sdoppiate o frammentate, presenti fino alla metà inferiore del corpo. Altri caratteri distintivi sono l’assenza di punteggiatura rossa e la vistosa macchia nera situata sull’opercolo. La livrea della trota macrostigma ha colore di fondo grigio, bruno o bruno-verdastro nella zona dorsale; i fianchi sono più chiari e la porzione ventrale è giallastra o bianca. Oltre alle tipiche macchie che la distinguono dalla trota fario, la macrostigma presenta sui fianchi numerose macchioline nere, spesso bordate di chiaro. Oltre alle macchie nere spesso presenta anche piccole macchie di colore bruno-arancio, solitamente prive di alone. Le pinne pettorali e ventrali, che spesso hanno il margine esterno grigiastro, sono giallastre o brune. Le pinne impari hanno tonalità grigie, talvolta con sfumature giallastre. La prima pinna dorsale può essere ornata da piccole macchie nere.

Habitat e abitudini - La trota macrostigma popola corsi d'acqua di collina e di pianura del versante tirrenico e delle isole. L’ambiente tipico è costituito da torrenti collinari a portata incostante, soggetti a periodi di forte magra o di piena improvvisa, caratterizzati dalla presenza di buche e piane intervallate da rapide e correntine, con acqua limpida e a corrente moderata, temperatura compresa fra 10 e 20 °C circa e relativa abbondanza di piante sommerse o semisommerse. Spesso si incontra anche in risorgive ai piedi di sistemi montuosi carsici. La trota macrostigma risulta meglio adattata della fario per vivere nei corsi appenninici, dove riesce a prosperare e riprodursi in torrenti di lunghezza e portata limitate, e resiste bene all’innalzamento della temperatura che si verifica nei mesi estivi.

Alimentazione - Questa trota ha minore propensione per una dieta ittiofaga rispetto alla trota fario. La sua dieta è composta principalmente da larve e adulti di insetti acquatici e terrestri, in modo minore preda anche molluschi, aracnidi e si nutre anche di elementi vegetali.

Riproduzione - In Italia centrale i maschi raggiungono la maturità sessuale a 17-19 cm di lunghezza (peso medio 80 g circa), le femmine a 28-30 cm (peso medio 300 g circa). La riproduzione si svolge in periodi diversi da quelli della fario, generalmente la frega va da febbraio a marzo. La deposizione avviene in acque basse e correnti, con fondo ghiaioso sgombro da vegetazione. Le modalità riproduttive riproduttivo, gli indici di fecondità e lo sviluppo embrionale non sono conosciuti. In alcuni bacini dove la trota macrostigma vive assieme alla trota fario, immessa a fini di ripopolamento, sono presenti esemplari con livree intermedie fra le due forme, queste trote sembrano essere le cosiddette “trote di ceppo mediterraneo” attualmente molto in voga tra i pescatori sportivi. In ogni caso, la frequenza di ibridazione tra le due specie è bassa: dal momento della fine d’immissioni di fario, la macrostigma torna ad essere l'unica forma presente nel torrente.

Distribuzione - In Italia la specie è autoctona. Presente in Italia sin dalla fine del Quaternario, si trova attualmente solo nelle isole ed in alcuni corsi d’acqua del versante tirrenico.


Il genere Perca Linnaeus, 1758

Specie tipo - Perca fluviatilis Linnaeus, 1758

a cura del Dott. Stefano Porcellotti - Ittiologo - http://www.ittiofauna.org

Etimologia - Greco, perké = pesce persico.

Opinioni sulla nomenclatura - Specie tipo designato da Gill 1861:48. Iscritto in Official List (Opinione 77, Direttiva 56). Nomenclatura generica valida come "Perca" Linnaeus 1758, secondo Collette & Banarescu 1977:1451, Paxton et al. 1989:561, Shcherbuka 1992:25, Jenkins & Burkhead 1994:775, Wood & Mayden 1997:265, Popova 1998:118, Song et al. 1998:352, Sideleva 2001:56, Sideleva 2003:11, Parin 2003:S3, Bogutskaya & Naseka 2004:205.

Genere Perca

Specie Perca fluviatilis

Perciformi caratterizzati da corpo allungato, con gibbosità dell'area predorsale marcata. Bocca ampia. Mascellare non esteso oltre l'occhio. Assenza di denti caniniformi. Preopercolo con bordo posteriore dentellato. Opercolo dotato posteriormente di una spina. Linea laterale con 41 - 43 squame. Vescica natatoria ben sviluppata. Pinne dorsali ravvicinate. Seconda pinna dorsale con non più di 15 raggi molli. da 39 a 43 vertebre.

Il genere comprende tre specie, tutte diffuse nell'emisfero settentrionale, una eurasiatica, una in Asia centrale ed una in nord America. Fin da epoca preistorica questi pesci sono stati molto apprezzati come cibo dall'uomo e, di conseguenza, sottoposti ad allevamento ed introduzione. A seguito del recente sviluppo della pesca sportiva, la specie P. fluviatilis è stata introdotta in quasi tutte le acque temperate del globo, causando spesso notevoli danni alla fauna ittica autoctona.

Il persico reale
Perca fluviatilis Linnaeus, 1758




Nomi dialettali italiani - Veneto - Persego, Persec, Zebra, Pesse persero. Lombardia - Pes persic, Pes persech, Pes persigh, Guelb, Berton, Bertuscell, Bandirolo. Piemonte - Pes pasi, Pess persic, Pesc persi, Pess perssi, Perca. Liguria - Pes persic Emilia. Romagna - Pes persec, Pes persegh, Persic, Persegeín, Pàs perseg, Pes persog. Campania - Cerchia. Sicilia - Precchia di sciumi. Sardegna - Pisci persicu.

Nomi comuni esteri - Spagnolo - Perca europea. Portoghese - Perca-europeia, Perca. Greco - Pérca chaní, Perki. Francese - Perche, Perche européenne, Perche fluviatile, Barsch, Boyat, Brell, Cochonnet, Hurlin, Jôlerie, Perchat, Perchaude, Percho, Perchot, Perco, Percot. Inglese - Perch, European perch, Eurasian perch, River perch. Gaelico - An phéirse mhara, Peirse. Tedesco - Flussbarsch, Flußbarsch, Akpauz, Akpuz, Anbeiss, Anpass, Bantz, Barsch, Barschig, Barsching, Barsig, Beerschke, Bersch, Berschinger, Berschke, Berschling, Berse, Bersich, Berster, Bertsch, Boars, Bors, Bundelbarsch, Buntbarsch, Bürsch, Bürschling, Bürstel, Bürstling, Bärling, Bärs, Bärsch, Bärschke, Bärschling, Bärsig, Börs, Börsch, Börschling, Egli, Graubarsch, Heuerling, Hürling, Jagebarsch, Kieferwurm, Knetzer, Krautbarsch, Kretzer, Krätzer, Netzkretzer, Peerschke, Persching, Persing, Pirschling, Pirsing, Pischling, Pärschke, Pörsch, Pörsching, Pörschke, Rerling, Sandkrätzer, Schnaz, Schranzen, Schratz, Schratzen, Schrotzen, Streifbarsch, Tiefenbarsch, Zockkrätzer, Zogkretzer. Olandese - Baars. Danese - Aborre, Almindelig Aborre, Europæisk aborre. Svedese - Abborre. Norvegese - Abbor, Åbor. Finnico - Ahven. Islanda - Aborri. Polacco - Okon. Russo - Obyknovennyi okun', Okun, Rechnoi okun. Repubblica Ceca - Okoun rícní, Ostriez. Repubblica Slovacca - Ostriež. Ungherese - Sügér. Rumeno - Biban, Costrâş. Bulgaro - Kostur, Rechen kostur. Repubblica di Macedonia - Ostriz. Albanese - Sharmak. Serbo - Grgec. Turco - Tatlisu levregi, Tatlisulevregi baligi. Persiano - Bacheh Suf, Soof-e-hajitarkhan, Suf Haji Tarkhan, Mahi Suf Rudkhaneh-y, Mahi-ye Khardar, Suf Rudkhaneh-ye.

Fonti bibliografiche principali - Porcellotti, S., 2005. Pesci d'Italia, ittiofauna delle acque dolci. Casa Editrice Plan, Firenze. Pagina 108.

Kottelat, M., 1997. European freshwater fishes.. Biologia 52, Suppl. 5:1-271. Pagina 173.

Distribuzione originaria di Perca fluviatilis



Il persico reale è diffuso dai Pirenei fino alla Siberia ed al fiume Kolyma, introdotto recentemente in Spagna e nell'Italia peninsulare ed isole. In Italia la specie, probabilmente alloctona, è diffusa da molto tempo nel Settentrione. Largamente introdotta per fini alieutici in molti paesi, spesso ha causato gravi problemi ecologici.

Caratteri meristici - Squame in serie longitudinale: 53 - 77. Squame sopra la linea laterale: 7 - 10. Squame sotto la linea laterale: 12 - 21. Branchiospine: 14 - 20. Vertebre: 39 - 42. Prima pinna dorsale: XIII - XVIII. Seconda pinna dorsale: I- III; 13 - 15. Pinna anale: II; 8 - 10. Pinne pettorali: 11 - 17. Pinne ventrali: I; 5 - 6. Numero cromosomico: 2n = 48.

Descrizione - Corpo ovaliforme, slanciato, con altezza dell'area predorsale marcata. La gibbosità dorsale tende ad accentuarsi con l’età, conferendo aspetto tozzo agli esemplari più grandi. Squame ctenoidi profondamente inserite nel derma. Testa grande, con muso breve e leggermente affusolato. Bocca molto ampia, in posizione terminale. Mascellare esteso fino circa a metà del diametro dell’occhio. Occhio di grandi dimensioni, con pupilla bordata di giallo. Denti piccoli e numerosi, distribuiti su mascelle, sul vomere e sui palatini. Preopercolo con margine inferiore bordato da circa 20 dentelli. Opercolo dotato di una robusta spina, prolungata posteriormente. Linea laterale non completa, in posizione dorsale. Due pinne dorsali contigue. Pinna caudale biloba e nettamente incisa, con apici molto evidenti. Vescica natatoria a compartimento unico, lunga circa un terzo della lunghezza totale. Stomaco provvisto di tre appendici piloriche. Livrea variabile a seconda dell'ambiente e dello stato fisiologico dell’esemplare; colore di fondo verde oliva, verde brunastro o grigio verdastra, più scura sul dorso, progressivamente più chiara sui fianchi che possono assumere sfumature giallastre, fino a diventare biancastra sul ventre. Sui fianchi sono presenti da 5 a 7 bande scure trasversali, più marcate sul dorso divengono sempre meno distinte procedendo verso il ventre. Tutte le pinne sono semitrasparenti e variamente colorate. Le pinne pettorali sono di colore giallo scuro, mentre le ventrali e la pinna anale sono rosso arancio. Le pinne dorsali sono grigiastre come la caudale.

Dimorfismo sessuale - Non particolarmente evidenti. Durante la riproduzione, la livrea dei maschi ha tonalità più intense.

Habitat e abitudini - Specie moderatamente eurialina, vive in laghi e fiumi, ma si incontra anche in acque a bassa salinità, come le zone costiere del mar Baltico, del Mar Nero e del Caspio. Di preferenza popola bacini con acque moderatamente fredde, a corrente moderata od assente, ben ossigenate e provviste d’abbondante vegetazione sommersa. Il persico reale staziona di norma a qualche metro di profondità, soltanto nella stagione invernale si sposta a profondità maggiori, dove la temperatura stabile gli consente di non rallentare la propria attività. La specie predilige i fondali rocciosi, ma si incontra anche su substrato sabbioso o fangoso. Frequenta aree ricche di ostacoli sommersi, come tronchi e rami sommersi, e di vegetazione. Di indole gregaria, nei primi anni di vita forma branchi di centinaia d’individui, mentre gli esemplari più anziani tendono a condurre vita solitaria. La specie non ha abitudini stanziali, spesso i persici compiono lunghi spostamenti alla ricerca di aree favorevoli all’alimentazione e alla riproduzione. Specie predatrice che caccia a vista, trascorre le ore d’oscurità in quasi totale stasi, restando immobile sul fondo.

Alimentazione - Gli esemplari giovani di persico reale si nutrono di zooplancton, ma la tendenza carnivora ed ittiofaga si manifesta precocemente, quando i piccoli iniziano ad insidiare piccoli pesci ed avannotti presenti nei sottoriva. Gli adulti predano sia invertebrati che piccoli pesci come giovani cavedani, triotti, rovelle e soprattutto, alborelle. Queste ultime vengono spesso cacciate in gruppo. Il persico reale preda spesso crostacei, questa sua caratteristica lo configura come buon candidato per la lotta biologica alla specie alloctona gambero rosso della Louisiana.

Riproduzione - Il persico reale raggiunge la maturità sessuale all'età di due anni. La frega si svolge da marzo sino a giugno - luglio. La deposizione avviene in prossimità della riva con modalità collettive, ogni femmina viene seguita da numerosi maschi. Le femmine, a secondo della loro taglia, emettono da 16.000 a 44.000 uova del diametro di circa 2 mm, raccolte in cordoni che aderiscono al substrato. Dopo circa 2 - 3 settimane, nascono le larve, di 4 o 5 mm, che dopo il riassorbimento del sacco vitellino, cominciano a cibarsi di microrganismi planctonici come dafnie, crostacei copepodi e rotiferi. Essenziale per il buon fine della stagione riproduttiva è la presenza di vegetazione sommersa a cui possano aderire le uova, in particolare dei canneti. Dove questi habitat vengano distrutti si assiste anche ad un calo della presenza di persico reale.

Accrescimento e resilienza - Tempo minimo di raddoppiamento della popolazione, medio: 1.4 - 4.4 anni (K = 0.1 - 0.17; tm = 2 - 3; tmax = 22; Fec = 15.000). In ambienti particolarmente favorevoli, come ad esempio i laghi neozelandesi dove è stato introdotto, il persico reale raggiunge la lunghezza massima di circa 50 cm ed il peso di 5 kg.

Predatori, parassiti e malattie - La specie e soggetta a malattie virali (Rhabdovirus) e batteriche. Il persico reale è prassitato dai crostacei Argulus foliaceus e Achtheres percarum, dall'irudineo Ichthyobdella percae, dal cestode Diphyllobothrium latum e da altri elminti. P. fluviatilis viene predata da molte specie di uccelli ittiofagi e di pesci, come lucci, lucioperca, siluri e salmonidi. L'aumento delle popolazioni di cormorani è spesso causa del calo della specie.

Status della specie - La specie non sembra essere particolarmente minacciata, anche se in alcune località il progressivo deterioramento dell'habitat dovuto alla distruzione delle aree di frega, ad inquinamento, eccessivo prelievo idrico ed alterazione degli alvei, ne riduca la consistenza numerica.

Protezione - In molti paesi esistono misure di protezione come misura minima e periodi di divieto. P. fluviatilis è inclusa nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) come specie a basso rischio (LR/lc).


Il Lucioperca o Sandra
Sander lucioperca (Linnaeus, 1758)



a cura del Dott. Stefano Porcellotti - Ittiologo - http://www.ittiofauna.org/

Nomi dialettali italiani - Lombardia - Sandra, Sander. Emilia - Sandron.

Nomi comuni esteri - Spagnolo - Lucioperca. Portoghese - Lúcio perca, Lucioperca. Francese - Sandre, Perche-brochet. Greco - Potamolavrako. Inglese - Pike-perch, Perch-pike, European pike-perch, Zander. Tedesco - Sander, Berschick, Zander, Amaul, Candat, Hechtbarsch, Nagemaul, Sandbarsch, Sannat, Saumer, Saumert, Schiel, Schill, Schindel, Wolgazander, Zannat. Olandese - Snoekbaars. Danese - Almindelig Sandart, Sandart. Svedese - Gös. Norvegese - Gjörs, Gjørs. Finnico - Kuha. Polacco - Sandacz. Repubblica Ceca - Candát obecný. Repubblica Slovacca - Zubác obycajný. Ungheria - Fogas, Fogas süllö. Rumeno - Alâar, Ciopic, Guran, Salau, Şalău, Strapazan, Suduc, Zmug. Bulgaro - Biala ribba, Byala riba, Sulka. Albanese - Luci, Lucioperke. Sloveno - Smuc. Serbo - Smud, smuð, Smudj. Russo - Sudak. Turco - Akbalik, Levrek, Sudak baligi, Uzunlevrek baligi. Persiano - Sevideh, Sibey, Sibeyak, Soof-e-maamooli, Suf, Suf-e Ma'muli.

Fonti bibliografiche principali - Porcellotti, S., 2005. Pesci d'Italia, ittiofauna delle acque dolci. Casa Editrice Plan, Firenze. Pagina 102.

Kottelat, M., 1997. European freshwater fishes.. Biologia 52, Suppl. 5:1-271. Pagina 173.

Distribuzione originaria di Sander lucioperca



La specie è diffusa in Europa centrale e orientale, Svezia, Finlandia ed in Asia occidentale. Introdotta in diversi paesi per scopo alieutico ha creato spesso gravi problemi ecologici. In Italia la specie è alloctona, attualmente presente nel settentrione e nei bacini di Arno e Tevere.

Caratteri meristici - Squame in serie longitudinale: 80 - 93. Squame sopra la linea laterale: 13 - 16. Squame sotto la linea laterale: 16 - 24. Branchiospine: 10 - 17. Vertebre: 45 - 47. Prima pinna dorsale: XIII - XVII. Seconda pinna dorsale: I- III; 19 - 24. Pinna anale: II; 11 - 13. Pinne pettorali: 15 - 17. Pinne ventrali: I; 5. Numero cromosomico: 2n = 48.

Descrizione - Corpo allungato e leggermente compresso lateralmente. Zona predorsale con gibbosità evidente, mai marcata come nel genere Perca. Squame ctenoidi presenti anche sull'opercolo, dotato di margine posteriore dentellato. Testa, grande, appuntita e leggermente appiattita. Bocca ampia, in posizione terminale, con mascellare esteso fino a raggiungere la corrispondenza con il margine anteriore dell'occhio. Denti numerosi, robusti e acuminati, con mascelle dotate di quattro zanne caniniformi molto sviluppate. Gli occhi hanno un caratteristico splendore argenteo dovuto alla luce respinta da un particolare strato riflettente. Linea laterale completa. Stomaco provvisto di 4 - 9 ciechi pilorici. Prima pinna dorsale contigua alla seconda. Pinna caudale biloba. La livrea varia a seconda dell’ambiente e dello stato fisiologico dell'animale. Colorazione di fondo grigio verde o grigio bruno, scuro sul dorso, più chiaro sui fianchi, biancastro sul ventre. Dorso e fianchi sono caratterizzati da fasce trasversali scure, spesso sbiadite o interrotte negli esemplari più grandi. Sulla membrana interradiale delle pinne dorsali si osservano macchie nerastre disposte in serie longitudinali. Altre macchie scure sono sparse sulla coda. Tutte le pinne sono semitrasparenti, con riflessi scuri sulle dorsali e sulla caudale, talvolta presenti anche sull'anale e sulle pinne pari.

Dimorfismo sessuale - Non evidente. le femmine hanno papilla genitale sporgente.

Habitat e abitudini - Specie tipica di acque ferme o a lento corso, ben ossigenate, con fondali spogli e substrato sabbioso o ghiaioso. Prospera anche in fiumi caratterizzati da alta torbidità estiva, con concentrazioni d’ossigeno relativamente elevate, e nei laghi, dove riesce a sopravvivere in condizioni di basse concentrazioni di ossigeno (minore a 3,5 millilitri per litro). Specie eurialina, vive anche in acque salmastre e nei mari a bassa salinità come il Baltico, il Caspio ed il Mar Nero. Ha comportamento stanziale, gregario in età giovanile e solitario con l’aumentare della taglia. Specie fotofoba si sposta in profondità durante le ore di luce più intensa, si muove verso le rive nelle ore crepuscolari e notturne od in condizioni di scarsa luminosità come durante il brutto tempo. Il picco massimo di attività si verifica nel periodo estivo, ma continua ad alimentarsi anche durante l'inverno, quando si sposta in acque profonde, sotto il limite del termoclinio.

Alimentazione - I giovani si nutrono di zooplancton, ma la dieta ittiofaga viene assunta precocemente, alla taglia di circa 10 cm. Gli adulti sono predatori molto voraci, cacciano diverse specie di pesci come coregoni, ciprinidi, cobitidi, gobidi ed altri perciformi, predano anche anfibi e invertebrati. In situazioni di sovraffollamento, e di conseguente scarsità di risorse alimentari, possono insorgere fenomeni di cannibalismo. Il lucioperca cessa di nutrirsi durante il periodo di frega.

Riproduzione - La maturità sessuale viene raggiunta a 3 - 4 anni. La riproduzione si svolge nella tarda primavera, da aprile a giugno, con una temperatura dell’acqua compresa tra i 12 ed i 15 °C, in acque ben ossigenate, in prossimità delle rive. I maschi allestiscono un nido costituito da una fossa circolare allestita in mezzo alla vegetazione, dove si svolge la deposizione. Ogni femmina depone da 150 e le 200 mila uova, dal diametro di 1 - 1.5 mm, per ogni chilo di peso. Le uova sono adesive ed aderiscono al substrato. Il maschio sorveglia la covata fino alla schiusa, che avviene dopo circa 5 - 10 giorni. Alla schiusa le larve misurano circa 3 mm e, dopo il riassorbimento del sacco vitellino, svolgono vita semibentonica, cibandosi di microrganismi planctonici come dafnie, crostacei copepodi e rotiferi.

Accrescimento e resilienza - Tempo minimo di raddoppiamento della popolazione, basso: 4.5 - 14 anni (K = 0.10 - 0.13; tm = 3 - 5; tmax = 16). Il lucioperca è un pesce di taglia medio grande, raggiunge la lunghezza di circa 130 cm ed il peso di 20.0 kg. Età massima riportata: 16 anni.

Predatori, parassiti e malattie - La specie e soggetta a malattie virali (Rhabdovirus) e batteriche. Il lucioperca è prassitato dai crostacei, cestodi ed altri elminti. Dall'esame di una popolazione del mar Caspio è stato rilevato un 20 % degli esemplari colpiti dalle larve del nematode Anisakis (Eslami & Mokhayer, 1977), questo parassita può infestare anche gli uomini che si cibino di pesce crudo o cotto a temperature inferiori ai 50°C. Mokhayer (1976b) riporta di esemplari parassitati dall'acantocefalo Corynosoma caspicum. Parassitosi dal monogeneo Ancyrocephalus paradoxus sono state osservate da Jalali & Molnár (1990a). S. lucioperca viene predata da molte specie di uccelli ittiofagi e da pesci, come lucci, siluri. Nel mar Caspio e nel baltico la specie rientra nella dieta delle foche.

Status della specie - La specie non sembra essere particolarmente minacciata, anche se in alcune località il progressivo deterioramento dell'habitat dovuto alla distruzione delle aree di frega, ad inquinamento, eccessivo prelievo idrico ed alterazione degli alvei, ne riduca la consistenza numerica. In molti paesi dell'Europa centro orientale, la sua presenza viene garantita da costati ripopolamenti. Il lucioperca ha aumentato la sua diffusione grazie alla sconsiderata immissione in ambienti estranei alla sua originaria distribuzione.

Protezione - In molti paesi esistono misure di protezione come misura minima e periodi di divieto. Nelle aree dove la specie è alloctona non dovrebbero essere attuate misure di protezione. La specie è inclusa nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) come a basso rischio (LR/lc).